LA MALEDIZIONE e I FANTASMI della MARTESANA

Il Naviglio Martesana a Milano è uno dei luoghi più ameni e rilassanti della città: lungo la sua alzaia corre una lunghissima e meravigliosa pista ciclabile, l’ideale per combattere lo stress cittadino e lasciare alle spalle per qualche ora la routine quotidiana. 40 Km, da percorrere a piedi o in bici, da via Melchiorre Gioia a Milano sino a Trezzo sull’Adda.

Il Naviglio della Martesana, chiamato anche “Piccolo” in confronto al Naviglio Grande ha origini antiche. Nel 1457 Francesco Sforza emanò un editto che diede il via alla progettazione del Naviglio, che prese il nome di Martesana da un antico contado con questo nome che attraversava. Inizialmente progettato per scopi d’irrigazione, il Naviglio Martesana venne allargato come progetto dalla famiglia Sforza, che ne intuirono le grosse potenzialità: creare una via navigabile per il trasporto merci da Lecco a Milano, ma non solo. Grazie ad un progetto di Leonardo, le acque dell’Adda sarebbero arrivate nel cuore della città, per poi entrare nella Cerchia interna dei Navigli e proseguire lungo il Naviglio Grande verso il Ticino, e infine attraverso il Po fino al mare. Un’idea ambiziosa che vide la sua realizzazione con Ludovico il Moro.

Lungo la Martesana hanno viaggiato nomi illustri della storia e della letteratura italiana: da Carlo Borromeo molti arcivescovi di Milano hanno navigato sulle sue acque per recarsi a Groppello presso la villa arcivescovile. Nel 1649 vi navigò anche la giovane Maria Teresa d’Austria, proveniente da Vienna e diretta a Finale Ligure dove l’attendeva lo sposo.

Nel corso degli anni si sono stratificate storie di uomini, curiosità inaspettate e leggende che ormai si sono perse nell’etere. Storie di personaggi più o meno noti che vissero lungo le sponde di questo canale artificiale: tra di esse vi è anche una maledizione che fa riferimento alla costruzione dello stesso naviglio. Siamo nel 1455 e Napo, figlio di una nobildonna locale, era in procinto di sposarsi con la contessina Silvia, che però un giorno venne trovata in compagnia niente di meno che del Duca di Milano, Francesco Sforza. In realtà la giovane aveva appena subito un inizio di avances, ma il giovane Napo, accecato dalla gelosia, si scagliò contro il Duca, che fece rinchiudere il ragazzo nelle segrete del castello di Trezzo. Il Duca propose alla madre un accordo: se avesse a sue spese costruito il canale, lo Sforza avrebbe rilasciato il figlio. La madre decise di sottostare al ricatto del Duca, ma quando si rese conto che il figlio non sarebbe mai stato liberato, lanciò una maledizione: ogni anno sette abitanti della Martesana sarebbero morti soffocati dalle acque del Naviglio; la flora e fauna col tempo sarebbero spariti. Anatema che per molti anni servì a tenere lontani grandi e piccini da quelle sponde maledette. Pare che questa maledizione avesse causato comunque la morte di numerose persone fin quando un giorno il fantasma di Napo decise di apparire in sogno alla madre, accompagnato dalla folla dei fantasmi di tutti gli affogati, supplicandola di porre fine alla maledizione. Da quel momento le morti accidentali cessarono, ma sembrerebbe che l’anima del giovane non riesco ancora a trova pace dal momento che molti giurano di aver sentito i lamenti di Napo nei giardini e lungo gli argini dove oggi, al posto del castello di Cernusco sul Naviglio, sorge Villa Rovida.

Tra Villa Biraghi e la vicina Villa Biancani, oggi sede del Municipio a Cernusco su Naviglio, si aggira un altro fantasma, quello di un gentiluomo vestito di scuro che porta sottobraccio la propria testa. Chi era costui? Il conte Giulio Antonio Biancani che, al tempo di Maria Teresa d’Austria, fu ministro di corte e principale finanziatore delle truppe in guerra contro la Spagna. Uomo d’affari tra i più spregiudicati e invidiati, fu anche un gran donnaiolo: si racconta che raggiungesse di nascoso la moglie del vicino passando attraverso un cancelletto nel parco che collegava le due ville. Ci sono forse motivi passionali dietro la fine della sua brillante carriera, ma è certo che l’esito sfortunato di alcuni affari lo portò all’insolvenza impedendogli di onorare i suoi impegni. Così per evitare il fallimento prese la fatale decisione di passare al nemico. Il 19 dicembre 1745 gli Spagnoli di Filippo Borbone facevano il loro ingresso trionfale a Milano, da cui fuggirono però neanche tre mesi dopo insieme al Biancani che non riuscì ad evitare l’arresto. Dopo un processo sommario fu condannato alla confisca dei beni ed alla decapitazione che affrontò con coraggio a Porta Tosa.

Quanto mai vero un detto milanese: i danee fan danà… ma l’è mej danà cunt i danee che danà sensa ( i soldi fan dannare, ma è meglio dannarsi con i soldi che dannarsi senza).

Se volete saperne di più sul Naviglio della Martesana vi aspetto nel mio nuovo tour I segreti di Gorla e del Naviglio della Martesana. Per le date clicca qui

A settimana prossima con un nuovo articolo 🙂

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