Le origini esoteriche del carnevale

LA POSITIVITA’ DEL CARNEVALE

Pensando al Carnevale ci vengono subito in mente le maschere, le stelle filanti e i coriandoli, i dolci prelibati come le chiacchere e i tortelli: insomma, tutti elementi che rimandano alla positività e al senso di festa che contraddistingue questo momento dell’anno. Non tutti sanno però che il Carnevale è un incredibile mix di antichissime credenze e simbologie che vanno a perdersi nella notte dei tempi. Quali archetipi si nascondono dietro ai simboli che contraddistinguono questa festività?

Il Carnevale anticamente svolgeva un compito rituale molto profondo e significativo. Ogni anno ha inizio il 17 gennaio e termina il martedì (nel rito ambrosiano noi milenesi sappiamo bene che invece termina il sabato successivo) che precede il mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima.

ORIGINE DEL CARNEVALE

Etimologicamente parlando “Carnevale”, più raramente “Carnasciale”, deriva da una crasi dei termini “carne lasciare”, e stava ad indicare un periodo di eccessi, culminante in festeggiamenti in cui si venerava-sacrificava una figura espiatoria. Al termine di questo momento fuori da ogni regola iniziava un “digiuno” spirituale. A seconda delle culture essa è stata identificata col Re Carnevale, con il Wicker man celtico e neopagano, lo Zozorba messicano o la Befana. Con l’avvento della cristianità, Cristo, capro espiatorio per eccellenza, ha cominciato a ricoprire idealmente questo ruolo, e si è cominciato a praticare il digiuno con l’inizio della Quaresima, che inizia proprio con il Martedì Grasso, la fine del carnevale. Il Martedì Grasso è appunto il culmine della licenziosità, dei festeggiamenti legati alla morte di tutto ciò che è vecchio, della discesa nel proprio inconscio alla ricerca della parte più bassa e oscura del proprio IO, in preparazione alla purificazione tramite un periodo di pentimento ed austerità, che culmina appunto con la rinascita pasquale.

Queste linee archetipe legate al sacrificio espiatorio del vecchio, dell’entrare in contatto con la parte più oscura di noi, al risveglio della vitalità simboleggiato dalle maschere animali e dalla licenziosità erano comuni a tutto il mondo precristiano, specialmente nei popoli celtici e germanici, ma anche nelle tradizioni greche.

LE MASCHERE

La pratica del travestimento risale al Paleolitico, quando, in occasione dei riti magici, gli stregoni si adornavano di piume e sonagli e si coprivano il volto con maschere dipinte dall’aspetto terrificante per scacciare gli spiriti maligni. In età romana l’uso delle maschere era legato ai Baccanali, le feste in onore di Bacco, che animavano le strade, tra fiumi di vino e danze. Anche nel Fasnacht germanico, un rito precristinano legato alla fertilità in cui venivano esorcizzati gli spiriti cattivi, si usavano le maschere poichè prendeva il sopravvento un spirito di animalità e di perdita dell’identità causato da un senso di rovesciamento delle regole e della morale. Essi erano la rappresentazione della notte e del mondo onirico, in cui la personalità di facciata si fa da parte per lasciare via libera a ciò che è subconscio.

I CARRI E LE PARATE

L’utilizzo di carri e l’organizzazione di parate derivano invece da alcuni antichi rituali romani e preromani, i Lupercalia, in cui si salutava l’inverno e si inneggiava alla vita, alla primavera e alla licenziosità onorando la Lupa e Luperco, antico dio pastorale della fertilita’ legato al Greco Pan.

A CARNEVALE OGNI SCHERZO VALE

A Carnevale ogni scherzo vale, si è soliti dire, o semel in anno licet insanire, ovvero una volta all’anno è lecito impazzire. Sono celebri motti di spirito che rappresentano l’anima del carnevale, un rituale di rovesciamento e ribilanciamento che, come detto, permette di comportarsi in maniera eccessiva e “fuori le righe” prima purificarsi e ripartire con spirito rigenerato.

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